RUBRICA SPORT: Chi è il miglior allenatore del mondo?

 


Oggi vi racconterò la storia dell’allenatore che è riuscito a influenzare un’intera generazione. È possibile attribuirgli diversi soprannomi: genio, ribelle testardo, visionario, o semplicemente Loco.

Il suo nome è Marcelo Bielsa. Nasce a Rosario, proprio come Messi, ma Bielsa, al contrario della Pulce, nasce in una famiglia di giuristi alto-borghesi, e viene soprannominato dalle persone “el señorino Marcelo”, additato come il ragazzo ricco che vede il calcio come un passatempo. Ma per lui non lo è: infatti la sua è una vera e propria ossessione. I suoi modelli assoluti sono il Flaco Menotti e Carlos Bilardo. Ne è talmente ossessionato che compra un’edicola, solo per leggere tutti i giornali sportivi, i dati, e molto altro. Ma tutto ciò non gli basta. Lo zio di un suo amico infatti era emigrato in Europa e lui si fa spedire videocassette contenenti tutte le partite dell’olanda di Cruijff, simbolo del calcio totale.

Il padre e tutta la sua famiglia però non accettano questa sua ossessione e quindi all’età di 17 anni dopo una lite con il padre si ritira nel Newell’s Old Boys, la sua squadra del cuore. Ricopre il ruolo di difensore centrale e riesce pure a debuttare in prima squadra. Non è però un fuoriclasse quindi decide di ritirarsi a solo 25 anni, la prima idea pazza della sua carriera.

Diventa subito allenatore e grazie al fratello viene assunto come tecnico della squadra maschile di Buenos Aires, ma non riuscirà a lasciare il segno.

Inizierà allora a gestire il settore giovanile del Newell’s Old Boys e a 32 anni avrà la sua seconda idea pazza che segnerà la svolta nella sua carriera. Decide di intraprendere un viaggio coast to coast dell’Argentina in cerca dei migliori giovani talenti. Divide il territorio in 70 macro-regioni e inizia il suo viaggio.

La prima illuminazione la avrà nel dipartimento Avellaneda, pochi km da Rosario. Lì incontra un ragazzo un po’ goffo e sovrappesso, ma con un gran fiuto per il gol: il suo nome è Gabriel Omar Batistuta.

La seconda intuizione la otterrà a giugno, mentre stava mangiando in una tavolata che lo aveva ospitato offrendogli da mangiare e uno dei presenti gli racconta di un ragazzo che viveva a Murphi, un piccolo paesino 3 km da loro e che, come se non bastasse, il giovane stava per firmare con il Rosario Central, gli eterni rivali dei Newell’s. Bielsa non perde tempo e parte. Arriverà alla casa sua intorno all’1 di notte e lo costringerà a firmare. Il suo nome era Pochettino, o meglio lo sceriffo di Murphi.

Questi sono solo 2 dei talenti scoperti da Bielsa, che con questo viaggio creerà la più grande rete di osservatori di tutta l’Argentina.

Nel 1990 diventa allenatore della prima squadra e porterà con sé ben 10 giocatori della primavera. Ha bisogno di ragazzi che credano fermamente nelle sue idee e questo concetto è espresso perfettamente da una frase di Paolo Condò: “La grandezza di Mourinho consiste nel fatto che i giocatori si getterebbero nel fuoco per lui, ma Bielsa è ancora più grande perché i giocatori si getterebbero nel fuoco per le sue idee”. Quando parla di idee intende uno stile di gioco totalmente offensivo con continue verticalizzazioni, tagli in profondità, giocate di massimo 2 tocchi. Mai si era visto nulla di simile pima in Argentina, infatti vincerà 2 campionati in 2 anni, portando il Newell’s in finale di Copa Libertadores, che perderà ai rigori contro il San Paolo di Cafù. Per questi traguardi la squadra gli sarà per sempre grata, a tal punto da dare il suo nome allo stadio.

Dopo un’esperienza in Messico e un ritorno in Argentina decide di fare il grande salto: passa all’Espanyol, dove riabbraccia Pochettino. Ma questa avventura durerà solo 10 partite, perché riceverà una chiamata per allenare la nazionale dell’Argentina.

Nei 4 anni della preparazione al mondiale la sua fama aumenta sempre di più, anche grazie alla sua intuizione tattica sul nuovo modulo: un 3-3-1-3, composto da 3 difensori centrali puri, 3 centrocampisti di spinta e corsa, un trequartista che crei gioco e dia qualità e in attacco 2 ali tecniche e veloci e una punta con un gran fiuto del gol.

La sua Argentina domina i gironi di qualificazione perdendo solo una partita. Al mondiale però qualcosa va storto e viene eliminato ai gironi perdendo contro l’Inghilterra e la Svezia. Questa sconfitta segnerà una macchia indelebile sulla sua carriera, che nemmeno la vittoria dell’oro olimpico 2 anni dopo riuscirà mai a cancellare.

Detto questo, il suo bilancio con la nazionale è tutt’altro che negativo: 85 partite disputate, 57 vittorie, 18 pareggi e 10 sconfitte, secondo questi dati è attualmente il miglior allenatore di sempre della nazionale.

Dopo questa delusione si fermerà per 3 anni, visionando migliaia di partite e lui stesso ha affermato di averne viste più di 50 mila in tutta la sua vita.

Giusto per ribadire ancora quanto lui sia pazzo per il calcio si dice, anche se non ci sono fonti certe, che una notte abbia svegliato tutta la sua famiglia e la sua servitù per schierarli su un campo da calcio e provare uno schema.

Dopo questi 3 anni abbiamo la seconda svolta della sua carriera, ovvero accetta la chiamata per allenare il Cile, squadra che non è mai stata considerata tra le big delle nazionali sudamericane.

Bielsa riesce in questa impresa, reinventando Medel centrale difensivo e lanciando giovani di spessore come Vidal e Sanchez. Con questa squadra incanta il mondo ai mondiali, battendo pure la sua Argentina nei gironi di qualificazione, a in Sudafrica 2010 arriverà seconda nel girone di qualificazione dietro alla Spagna (che vincerà il mondiale), ma questo sogno si interrompe agli ottavi perché il Brasile riuscirà a sconfiggerli.

Non ci sono dubbi il Cile di Bielsa è la squadra che ha giocato il miglior calcio ai mondiali”. Johan Cruijff.

Il giorno delle dimissioni di Bielsa tutte le reti cilene interruppero la programmazione e mandarono la notizia.

Dopo le avventure in nazionale Bielsa è richiestissimo e decide di accasarsi all’Atletic Bilbao, una squadra che è famosa per comprare solo giocatori Baschi o cresciuti nel loro vivaio.

Al primo anno raggiunge il nono posto in Liga, ma ben 2 finali: Copa del Rei e Europa League, le perderà entrambe per 3 a 0, rispettivamente contro Barcellona e Atletico Madrid. Questo potrebbe significare che per lui fosse meno importante il successo del percorso, come può dimostrare anche la splendida vittoria ad Anfield contro il Manchester United agli ottavi.

Esiste la sconfitta, che serve, e la vittoria, che non serve a nulla” Marcelo Bielsa.

Per dimostrare la cura maniacale delle partite di Bielsa, vi è un aneddoto raccontato proprio da lui: dopo la partita in finale contro il Barcellona, il loco mandò a Guardiola (attuale allenatore di blaugrana) una marea di foto contenenti tutti gli schemi, i movimenti, i moduli, di tutto e di più sul gioco del Barcellona. Guardiola rispose dicendo “Grazie Marcelo, conosci più tu il Barcellona di me e del mio staff”.

Dopo questa avventura decide di fare le valigie e partire per andare ad allenare il Marsiglia. La sua prima conferenza stampa è un vero incubo: infatti Bielsa inizierà a criticare pesantemente la dirigenza, facendo nomi e cognomi di chi non avrebbe voluto cedere, ma fu ceduto ugualmente, e di chi avrebbe voluto comprare, ma non è stato comprato.

Dopo le prime 2 giornate complicate riesce a vincere 8 partite consecutive e riuscirà a resistere al primo posto in campionato, vinto poi dal PSG, per quasi tutta la stagione.

Quando tutto sembrava andare bene, dopo la prima giornata della sua seconda stagione in Francia, convoca una conferenza stampa e si dimette perché non accettava alcune clausole inserite nel suo contratto dai dirigenti.

Oggi Bielsa è l’allenatore del Leeds United, squadra che è riuscito nell’impresa di riportare in Premier League dopo 16 anni, ma ci sono delle stranezze pure in questa storia: infatti Marcelo, il giorno che i dirigenti del Leeds giunsero in Argentina per intavolare la trattativa, aveva già scaricato le piantine del centro sportivo e richiese che venisse ampliato, venissero messi dei letti per i suoi giocatori per farli riposare tra un allenamento e l’altro, e voleva uno studio per lui con letto, salotto e angolo cottura.

Detto questo voglio inquadrarvi meglio la figura del loco, e perché viene chiamato così.

Si dice che ai primi allenamenti con il Newell’s fosse solito portare con sé un dizionario, perché voleva essere sicuro di usare le parole perfette in ogni situazione.

Dato che, secondo la sua visione, il calcio bisogna vederlo dall’alto e il campo d’allenamento del Newell’s non aveva le tribune, era solito arrampicarsi su un albero per guardare l’allenamento.

Nel 2015 ha tenuto una conferenza per gli allenatori italiani a Coverciano che durò un’ora e mezzo e alla fine si alzarono tutti a battere le mani, Antonio Conte compreso.

Di recente dopo aver visionato più di 50 mila partite è arrivato ad affermare che esistono 28 moduli, non uno di più.

È leggermente scaramantico e a Marsiglia contava sempre 13 passi dalla panchina prima di sedersi su un minifrigo. Un giorno un collaboratore gli ha fatto trovare il caffè sul minifrigo, inutile dire che Bielsa ci si sedette sopra.

Detto questo spero di aver fornito una buona visuale su quello che è la figura del Loco Bielsa, voi però di che idea siete? Concordate con moltissimi calciatori e allenatori che dicono che Bielsa sia il miglior allenatore al mondo oppure no?

Matias Brugnettini

Commenti

  1. Uhaooo....da leggere tutto d'un fiato...emozione allo stato puro...un genio ...il grande Marcelo Bielsa!

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