Tutti conosciamo Vogue o ne abbiamo comunque sentito parlare, specialmente ultimamente in seguito alle polemiche sollevate per la copertina di Vogue USA dedicata ad Harry Styles, fotografato in abiti da donna e da uomo.
Le copertine della famosa rivista di moda sono sempre state negli anni uniche nel loro genere, specialmente da quando Condé Nast diventò il nuovo editore di Vogue nel 1909, dopo ben 17 anni dalla fondazione del giornale, ideato da Arthur Baldwin Turnure e diretto da Josephine Redding.
Nast si era posto l’obiettivo di rendere la copertina di Vogue un’immagine d’impatto: voleva che il lettore si trovasse davanti a una vera e propria opera d’arte, tanto che anche grandi artisti come Salvador Dalì, George Lepape ed Eduardo Garcìa Benito si servirono della copertina di Vogue per esprimere la loro forma d’arte e illustri fotografi dell’epoca come Edward Steichen, Erwin Blumenfeld, Cecil Beaton e William Klein contribuirono a dare alle copertine di Vogue un senso di eleganza e raffinatezza degno dell’alta moda.
Ogni cover ha una storia da raccontare e ha lasciato un segno nel modo di fare moda, contribuendo anche alla crescita della rivista.
In particolare Erwin Blumenfeld, amante delle sperimentazioni e reso noto grazie alla copertina del gennaio del 1950 con il primo piano della modella Jean Patchett ridotto solamente a 3 elementi (un occhio, la bocca e il neo),e William Klein, che riuscì a creare atmosfere uniche in luoghi semplici come le metropoli o delle scalinate con modelle immortalate in atteggiamenti naturali.
Tra il 1941 e il 1994, Alexander Liberman, prima lavoratore per Condé e in seguito direttore, voleva che le fotografie del giornale riassumessero il modo in cui le lettrici sarebbero volute essere viste agli occhi degli altri.
Inizialmente le donne venivano ritratte nella rivista come donne dedite alla casa, ma con l’avvento dello “Stile di Strada” tra gli anni 60’ e 70’ lo stile artistico di conseguenza si rivoluzionò, introducendo per la prima volta modelle libere e sensuali.
Negli 80’ e 90’ Vogue lancia in copertina top models come Christy Turlington, Linda Evangelista e Naomi Campbell ( il famoso trio soprannominato “The Trinity”), di cui famosa la cover di Vogue Italia del dicembre dell’89.
Le donne cominciarono a essere rappresentate non più come perfette e naturali, ma realistiche e in contesti reali.
Oggi Vogue rappresenta alla perfezione l’integrazione tra società e cultura, la sua caratteristica fondamentale e il suo pregio è stata proprio la capacità di adattarsi all’evoluzione sociale e culturale di tutte le epoche che ha attraversato.
Se prendessimo tutte le riviste di Vogue, dalla prima del dicembre 1892 a quella del dicembre 2020 avremmo un archivio in cui sarebbero presenti tutti i cambiamenti delle mode e l’evoluzione della società di quasi un secolo e mezzo di storia.
Vorrei chiudere l’articolo con un excursus sulla questione “Harry Styles” che ho citato in precedenza.
Nel numero di dicembre 2020 di Vogue USA troviamo Harry Styles, ex-membro della famosa band One Direction sciolta ormai nel 2016, in prima pagina con un abbinamento di un abito da sera femminile e una giacca da smoking da uomo, entrambi abiti di Gucci e disegnati per lui da Alessandro Michele, direttore della celebre casa di moda fiorentina da ben 5 anni e suo supporter nella battaglia per normalizzare il gender fluid (abbigliamento caratterizzato dall’ identità non binaria), come descritta da molti “la moda del futuro”.
La scelta di Vogue è stata criticata da molti, in particolare da Candace Owens che ha replicato su Twitter: “Non c’è società che può sopravvivere senza uomini forti”, vedendo in questo gesto un’azione volta a favorire la femminilizzazione degli uomini d’Occidente, secondo la sua visione, assolutamente negativa.
Styles è il primo uomo in assoluto ad apparire da solo sulla copertina di Vogue, dopo 128 anni di sole figure femminili.
In realtà altri uomini erano già apparsi in copertina, come Zayn Malik con la compagna Gigi Hadid nel 2017, anch’essi vestiti on capi d’abbigliamento gender fluid, ma appunto, accompagnato dalla fidanzata, così come è stato anche per gli altri 8 uomini apparsi precedentemente in copertina.
Ebbene, Harry Styles è il primo in assoluto ad avere una cover interamente dedicata a lui.
Come molti sanno, non è la prima volta che il cantante indossa abiti femminili, lo aveva già fatto prima in pubblico, ad esempio al MET Gala del 2019, a cui si è presentato con una tuta nera trasparente ornata di pizzi e volant.
Sta scardinando in maniera positiva i canoni di femminilità e virilità radicati nella mentalità di molte persone e nella nostra società, la quale a volte non ci permette di esprimere chi siamo veramente, specialmente tramite il modo di vestire: siamo frenati dalla paura del giudizio che essa potrebbe darci e ci imponiamo a volte noi stessi dei limiti.
Chiudo con una sua citazione qui di seguito che ha rilasciato proprio per il numero in cui è in copertina, che racchiude in poche parole il suo pensiero a riguardo.
"A volte vado nei negozi e mi ritrovo a guardare i vestiti delle donne pensando che siano fantastici. E' come qualsiasi cosa: ogni volta che metti delle barriere nella tua vita, ti stai limitando. C'è così tanta gioia nel giocare con i vestiti. Non ho mai pensato troppo a cosa significhi: è solo un altro modo di essere creativi"
- Harry Styles.
Chiara Bisceglia
*Questa copertina è stata pubblicata in pieno lock-down, e lasciata tutta bianca per sottolineare il rispetto, la rinascita e la speranza per il futuro perché il bianco è tante cose insieme e una pagina tutta da riscrivere. Rappresenta però in particolare il bianco delle divise dei medici e degli infermieri, che durante la pandemia hanno messo (e stanno tutt’ora mettendo) a rischio la loro vita per salvare le nostre.
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