Tanti sono gli abiti, che personalmente definirei più come
opere d’arte, ad essere riconoscibili all’istante, come ad esempio l’abito rosa
con l’enorme fiocco di Marilyn, l’abito aragosta di Elsa Schiapparelli, i
tailleur in tweed di Chanel, il tubino di Colazione da Tiffany per poi finire con il Jungle dress che ha
portato all’apertura di Google immagini.
Quali sono le figure che effettivamente lavorano alla
creazione dei prodotti?
Quali sono le differenze tra i vari ruoli? Come stylist e
designer.
Il fashion designer, italianizzato: stilista, è chi
disegna il capo, che immagina e crea la collezione che finirà in vetrine e
passerelle. L’atto creativo è di sua competenza, a volte può seguire un direttore
creativo, che ha il compito di indirizzarlo in un determinato “mood” che il
marchio vuole seguire e che ha l’onere di rappresentare la casa. Anche se nella
maggioranza dei casi queste due figure coincidono.
I bozzetti, nonché i sogni, dello stilista rimarrebbero tali se mancasse la figura del modellista.
Quest’ultimo disegna i cartamodelli, ossia frammenta il disegno in pezzi che
assemblati formano l’abito. In poche parole si tratta di un tecnico della moda.
Attraverso strumenti tecnologici o a mano, disegna i vari cartamodelli, che una
volta trasferiti su tessuto e cuciti, rispetteranno il disegno iniziale. La
figura chiave del modellista può anche
permettersi di ridimensionare le visioni dello stilista, se queste fossero
impossibili da realizzare.
La sarta è il passaggio successivo in questa catena. Innanzitutto
ci sono molti tipi di sarte come la capo catena, che mostra alle altre come un
abito va assemblato, la sarta che cuce con la macchina, quella che cuce a mano,
e infine i sarti che si dedicano ai decori. Questa, insieme alla figura
precedente, è la più pratica e
sottovalutata di tutta l’industria, insieme anche alle magliaie, come quelle di
Missoni.
Un’altra figura, che arriva molto più tardi nel processo è
lo stylist, da non confondere con lo stilista, che assembla i look, in
modo da far risaltare i capi. I famosi Tik
tok del “come mi vestirei ad una sfilata di…” sono una perfetta spiegazione di come lo styling di
un look possa definire l’essenza di un brand.
Ci sono poi tutte le figure addette alla pubblicità:
queste figure lavorative sono moltissime e in continua crescita, parallela alla
crescita dei media. Ad esempio abbiamo chi si occupa delle tendenze dei mercati
internazionali per capire quale tipo di pubblicità può essere più d’impatto,
poi abbiamo chi si occupa di fare le pr list, ossia a chi mandare cosa per far
sì che il prodotto spopoli, scegliere quindi con cura gli influencers. Poi ci
sono i visual merchandiser che si occupano della presentazione del prodotto in
negozio, sono famosi gli allestimenti artistici di Dolce Gabbana.
Ci sono in seguito gli addetti all’ufficio stampa, e
in seguito gli organizzatori di eventi.
Le occupazioni sono davvero tante, e difficili da
riassumere, e gli affascinati da questo mondo capiranno dunque anche quanto sia
difficile capire quale sia il proprio posto e quanta sia la competizione.
NOTA: Per questo articolo devo ringraziare e fare rifermento
ad un libro molto esplicativo, ossia “Instant moda” di Batilla Andrea, dal
quale ho preso molte informazioni.
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